Dovrei avervelo già detto che in
questi giorni sto lavorando in cantiere.
Ricordo di averlo accennato, quella volta che vi ho raccontato di come Silvio hagià capito tutto.
Va beh, oggi è brutto tempo,
quindi in cantiere non si sta: quando piove c’è poco da fare, e allora posso
scrivere. Gli operai fanno quello che devono in magazzino, quelli come me che
sono più fortunati, tornano al caldo.
Perché il cantiere è un posto
scomodo: c’è fango e freddo, fatica, sudore, incazzature, risate e lavoro.
Duro, spacca schiena, pesante e poco appagante. Eppure in fondo si sta bene.
Questi omaccioni, tendono tutti all’essere simpatici: ognuno a suo modo,
magari, ma è raro trovarne qualcuno davvero stronzo.
Parlo al maschile, perché in
cantiere le donne non ci sono. Si trovano ancor più raramente degli stronzi. E
non siate maliziosi da associare le une agli altri. E non siate sessisti. Le
donne in cantiere non ci stanno, perché è giusto così. Per me. La parità tanto
lottata e difficilmente raggiunta – c’è ancora da lavorare – in casi come
questi nessuno si sogna di chiederla. Ed è giusto così, ripeto, per non passare
io, stavolta, da sessista. Essere donna, sempre per me, significa impersonare,
dare un corpo, entità metafisiche, come la grazia, la dolcezza, la tenerezza, la
bellezza, e mettete altre “-ezze” a piacimento, tanto avete capito quello che
voglio dire. Stare in un cantiere, non è il caso: oh, poi se qualcuna ci vuol
venire, per me e sempre per me, facesse quel che vuole. Il cancello è aperto,
così come la mia mente.
Bando alle ciance, perché sennò
si rischia di andare OT. Che i più fighi
e geek, utilizzano - per me e sempre
per me, sbagliando - per dire che la questione va fuori tema. Adesso, vorrei
far notare a questi, che Off Topic, ha le stesse iniziali di On Topic, che però
vuol dire esattamente l’opposto. Ergo, a meno che non ricorriate alle massime
dei vocalist progressive anni ’90 “chi è fuori è dentro, chi è dentro è fuori”,
meglio utilizzare qualche altra abbreviazione. Questo vale per me, poi che gli
altri facciano come credono. Il discorso tende nuovamente a divergere, esce di
tema. Forse perché ne ho perso il punto, oppure perché non ho voglia di dire
niente, se non di scrivere.
Magari è così. Perché in cantiere
non è facile starci, anche dal punto di vista dialettico. Nei POS, leggi spesso
sotto la voce “Istruzione” la scritta “nessuna”. Per dire che gli argomenti non
sono così alti, ma si impara di molto lo stesso. Lì capisci quello di cui parla
la gente.
Visto che adesso ricordo quello
che volevo dire, ve lo dico subito. In cantiere, questi uomini con le mani
macchiate, ruvide, aspre, che sono abituati a faticare anche – e purtroppo
spesso – oltre il limite fisico umano, che parlano e riparlano di gesta
eroiche, durante le pause si trasformano. Quando vai a pranzo, li vedi seduti
educati che attendono il loro turno, con tutti i “buongiorni-e-buonasera” del
caso, quando finiscono ripongono correttamente le posate, mettono la mano
davanti alla bocca se devono risponderti e sono a bocca piena. E poi hanno quegli
occhi teneri. Gli occhi di chi è spesso lontano dagli affetti e dall’affetto,
di chi ha una corteccia dura e una linfa dolce, di chi condivide con chi c’è,
tutto il buon che ha nel cuore. Sono persone eccezionali, sorprendenti,
straordinarie. Sono le persone che ti insegnano la vita, te la fanno amare come
ami le tue braccia, ti danno l’orgoglio per andare avanti, la dignità per
esistere.
Tutto qua, era questo che volevo
dirvi. Quando passate davanti ad un cantiere fateci caso, se ci riuscite, a
quegli sguardi meravigliosi.
Em
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