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martedì 18 settembre 2012

25/05/2012

Sono quasi quattro mesi che non scrivo.

Se l'avessi pensato qualche tempo fa, avrei taggato come impossibile quest'evenienza. Addirittura c'era un periodo in cui non riuscivo a stare quattro giorni senza mettere giù le parole su queste pagine: ma che dico quattro giorni, quattro ore!

E invece niente è impossibile. E non esistono più le mezze stagioni. Si stava meglio quando si stava peggio. Venezia è bella, ma non ci vivrei.

Finito il riassunto di quello che è successo a Bastia U., e magari anche in Italia, in questo periodo non collegato. E questo porterebbe a presupporre un certo snobbismo creativo, chiamiamolo così, secondo il quale io non ho scritto, perché in fondo non c'era niente di cui poteva valer la pena scrivere. Per chi ci casca, va bene così: famo come se...per gli altri, basta dire che "non ho scritto perché non ne avevo voglia".

A dire la verità, non è che ho tutta 'sta smania nemmeno stamattina: tant'è che i più attenti avranno notato che siamo già al decimo rigo scritto, senza dire niente. E di cose da dire ci sarebbero in raltà: la mia vita non è che sia stata così banale e immobile.

Adesso non immaginatevi nemmeno chissà che...ma insomma...novità ci sono, ma ne parlerò con calma.

Mi piacerebbe dire qualcosa di politica, vecchio stile. Parlare e sparlare di Renzi che non mi è mai piaciuto e m'auguro che un giorno possa piacermi per il bene di tutti. Oppure parlare di qualcosa di più costruttivo, tipo del fatto che a me Monti piace, e che secondo me poteva rappresentare quel tipo di destra - vera - utile anche a quelli come me, ma che noi italiani non l'abbiamo capito. Perché c'era Veline in TV, l'afa dentro, la crisi fuori.

Mi piacerebbe anche passare a parlare di qualcosa di più underground. Affronterei lo scabroso problema che sta avvelenando la suburbia bastiola: le rotonde. Che detto tra noi sono una "cagata pazzesca" (cit.), ma sono un po' il dito di una Luna che non c'è.

Ho visto molte debolezze umane, in questi giorni: alcune anche allo specchio. Sarebbe bello parlare anche di questo, forse. Senza offendere nessuno, per primo gli psicoanalisti ai quali questo blog ha rubato molto lavoro - nel senso che non sarei male come cliente.

E parlare di calcio? Vale ancora la pena? Forse commentare qualcosa sul perché un ragazzino di 19/20 che guadagna qualche milione/anno decida di vendersi una partita, potrebbe avere qualche risvolto sociologico, ma non ne sono molto sicuro.

Detto della politica, detto delle buche sulle strade, passato per il calcio, da buon maschio italiano, non mi resterebbe che parlare di donne, ma si arrabbierebbe Dan.

Allora facciamo che stavolta scrivo 'sto post tanto per ri-allenare quei muscoletti che non ho la minima idea di come si chiamino e che stanno sotto le falangi, senza dire niente, per esercizio, e poi vediamo...


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