Non sarò stato l'unico, ma confesso che quando ieri Bersani ha detto che non c'era nessun "Piano B", lì per lì non volevo crederci. Cioè, loro hanno fatto 8 ore di riunione, di confronto, di analisi e di approfondimento, per poi concludere che siamo al punto di partenza. Non esistono alternative cavalcabili.
Poi, ho cominciato a pensare che può anche starci, e va bene. La situazione è quella che è. Ma quello che stento ancora a credere, e stenterò a farlo fino a contrordine, è l'esegetica della sconfitta.
Dunque, premesso che la colpa non è di Bersani ma del partito (e già l'avevo detto), la conclusione a cui si è arrivati dopo tanta speculazione di tante sottili menti (con rispetto di tutto) è la seguente.
Abbiamo lavorato negli ultimi 4-5 anni, per allontanare il Partito dal liberalismo. Abbiamo voluto che il Pd fosse più socialdemocratico. Più socialista che liberale.
Apro parentesi: questione legittima, discutibile a mio avviso, ma legittima. E non è detto che sia sbagliata, badate bene. Tra l'altro vige un po' la regola del "con la roba nostra facciam quel che vogliamo", che è ineccepibilmente vera. Chiudo parentesi.
Dunque dicevamo che questo Pd, secondo la dirigenza (che interpreterebbe i sentimenti dell'elettorato) doveva diventare più di sinistra, taglio con l'accetta ma in fondo è così, come è diventato. Si va alle urne, si perdono 2.5 milioni di voti e l'analisi conclusiva qual è? Che la sconfitta è colpa del non essere stati abbastanza di sinistra, abbastanza socialdemocratici. Geniale.
Provo a spiegarmi: facciamo finta che il Pd, invece di perdere il sette e rotti percento rispetto alle ultime elezioni, lo avesse guadagnato e avrebbe raggiunto più o meno il 40%. Vittoria schiacciante, ottenuta grazie al sacrificio delle visioni più liberali (liberiste?) sull'altare del socialismo. Sarebbe stato meno bello per me, ma avrebbero avuto ragione. Ma invece, non è andata così: quel 7% è venuto meno, racimolando un 25.42% (con meno 2.5milioni di elettori, ricordo). Ed il Pd come analizza la questione? Siamo stati troppo liberali, dovevamo essere più socialisti.
Ora, ditemi voi: uno che deve pensare di questi qua?
C'è un modo per definire queste situazioni: si chiama confirmation bias.
James Reason la individua "come la tendenza a rimanere legati ad un’idea che ci siamo fatti sulla base di informazioni preliminari, anche quando evidenze successive contraddicono quell’idea iniziale".
Il tutto si mescola ad un'autoreferenzialità patologica e sistemica, nel convincersi che quel che si fa è giusto e sono gli altri che sbagliano: nel caso specifico sono gli elettori ad aver sbagliato a non essere socialdemocratici, e non loro ad aver una clamorosa incapacità di confronto con la realtà.
Nessun commento:
Posta un commento
Commenta quel che vuoi o come vuoi. Ma cerca di mantenere quella che i più fighi chiamano "netiquette" e che qui chiamiamo "buon senso". Se poi riesci a dire anche qualcosa di intelligente, meglio.
Grazie