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mercoledì 6 marzo 2013

Poi non chiediamoci perché

C'è un certo tipo di stampa italiana e un certo tipo di gente, secondo cui se un dittatore è socialista, allora è un po' meno dittatore degli altri.
Questo va poi fuso con quel bigottismo tipico nazionale, secondo cui una persona al momento della dipartita, sebbene in vita non sia stata proprio encomiabile, passa automaticamente sotto l'indulgenza plenaria dei propri crimini terreni: allora ecco che Chàvez a poche ore dalla morte diventa il simbolo della democraticità, del rispetto, del bene e del bello.

La sostituzione della propria incapacità nel risolvere reali e complesse problematiche che attanagliano lo stato governato, con la creazione di nemici della patria che cospirano contro la felicità del popolo è prassi comune ad ogni buon dittatore. A figure del genere, si faceva voce, quando Berlusconi diceva che la crisi era colpa dell'Europa, della stampa partigiana e via dicendo. Per Chàvez non è così: per lui i nemici esistono davvero, lui è buono, lui è bello (repeat). 
Vedere incarnata in lui la speranza del socialismo reale (con tutto quello che di negativo costituisce, ormai scientificamente provato dal tempo) probabilmente serve a qualcuno per rivivere i bei tempi della gioventù. Per gli altri, i giovani, è il solito prosciutto sugli occhi. L'ideologia, che tanto difendo, che quando diventa integrale, assoluta, cieca, può far male.
Il Venezuela non è il Paese di Bengodi, anzi. Di recente, Carlos Correa, direttore di “Espacio Público”, un'organizzazione indipendente che monitora lo stato della libertà di stampa e della diffusione libera delle idee, ha affermato che “c’è una chiara volontà di mettere a tacere gli organi di stampa critici verso il regime”. È considerato tra gli ultimi posti mondiali, per quel che riguarda il diritto di proprietà individuale. La repressione verso chi manifesta idee politiche contrarie, c'è e c'è stata, con minacce, arresti e pestaggi. 

Portarsi dietro un certo tipo di modo di vedere il mondo, appesantisce (lo dico così, per essere lieve) la politica della sinistra italiana, ed è a mio avviso una delle principali ragioni delle frequenti sconfitte o non-vittorie elettorali. 
Poi dopo, non chiediamoci perché Berlusconi prende ancora tanti voti, quelle di Grillo sembrano idee nuove o qualcuno ancora nel 2013, continua a dire che il fascismo aveva fatto anche cose buone, però.

2 commenti:

  1. Anche perchè Chavez non era un dittatore, lo votavano.

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    Risposte
    1. Sì, il golpe in effetti non gli era riuscito: correva l'anno 1992.
      Correva invece l'anno 1924 quando Mussolini vinse le elezioni. Elezioni analoghe a quelle dalle quali era già uscito eletto parlamentare un paio d'anni prima (1921), votato dal popolo. In mezzo c'è la Marcia su Roma e dopo tutto il resto.
      Se non sbaglio anche Hitler nelle elezioni del 1930 fu votato ed eletto, poi...
      Pinochet, per esempio non lo elesse nessuno, fece un colpo di stato e vinse. La sua politica economica liberista portò a quello che tutti hanno definito "miracolo del Cile": ma resta un dittatore, non un missionario.
      Per dire: non è nemmeno che se uno non scatena una guerra mondiale, allora è un po' meno dittatore.
      Sennò vale tutto.
      O, poi, detto ciò: se vuoi andare a vivere in Venezuela, fai tu. Io di dittatori eletti mi tengo i miei!

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