Ma in questo periodo non è che stia leggendo poi così tanto. Mi porto dietro ancora, un po' pigramente lo ammetto, cose avviate tempo fa. Mano a mano le sto finendo, ma senza esserne profondamente appassionato. Lo faccio quasi come missione, come dovere, con il senso di dare una coda a qualcosa che ha avuto un capo. Non c'è un motivo specifico. Forse è anche che con Tea le giornate sono diventate estremamente piene, e riempite da lei, assoluta catalizzatrice della quotidianità.
Per dire, ammesso che a qualcuno possa interessare, sto leggendo - mi mancano una decina di pagine e credo che la chiuderò qui - "Aspro e dolce" di Mauro Corona - Oscar Mondadori. A me Corona non piace granché, nonostante abbia letto diversi dei suoi libri. Mi piace invece l'atmosfera che riesce a creare intorno ai luoghi del racconto: è calda, rilassante, verace. Riesce ad essere un qualcosa che ti manca quando smetti di leggerlo.
Poi sto leggendo uno piacevole saggio - come tutti i suoi - di Corrado Augias (e Remo Cacitti) che si intitola "Inchiesta sul cristianesimo" (edito Mondadori). Bello, lineare, chiaro. Mi dispiace che stia finendo, per certi versi.
Ancora: in bagno tengo da un po' un libro di Beppe Severgnini, un po' datato, che avevo da un po' e che non mi ero deciso d'iniziare. Forse avevo fatto bene, perché non mi fa impazzire: nel senso che Severgnini è bravo, come si sa e come sempre, il libro è anche divertente (quanto realisticamente fondato). Ma dopo un po', capito no?! Il titolo è "La testa degli italiani" edito Rizzoli.
Poi, così, a tempo perso, è da un po' che leggo anche un libro di Paola Mastracola."Togliamo il disturbo" sottotitolo "Saggio sulla libertà di non studiare" (Ugo Guanda Editore). Mastracola è un'insegnate e il libro parla di scuola. Me lo aveva consigliato mia suocera, e non è per quello che non vado avanti: ma mi sembra che dopo le prime 50 pagine, il resto sia tutto uguale.
Ecco, per dirvi un po' di fatti miei. Nel frattempo ho finito di leggere un altro paio - forse anche tre o quattro - di libri, ma meno importa. Quello che mi interessava condividere era questa sorta di precarietà letteraria, intorno a certe cose che è da un po' troppo tempo che mi sto portando avanti. Magari sono una traccia psicologica: magari, dietro al fatto che non finisca il saggio di Augias c'è da scavare sul mio rapporto con la Fede? O ancora, forse, non sto continuando quel libro sulla scuola, perché sta tirando fuori brutti ricordi, scheletri della gioventù, squilibri adolescenziali ancora non risolti? E il libro di Severgnini. Non vado avanti perché sentir parlare dei difetti degli italiani mi infastidisce, perché come diceva Gaber "non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono", chissà?.
O magari niente di tutto questo e il motivo è che strappo - o almeno cerco e cerchiamo con Dan - ore al sonno, tra una pianto, una poppata, una colica e un pannolino sporco. E allora l'energia per leggere la metti un po' da parte.
Boh!?
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