La fine dell'egemonia blaugrana segna la fine della leadership europea del calcio spagnolo - anche se i più scafati è da un po' che ne parlano - perché a quella batosta si abbina quella del Real. Schiantato contro il muro giallo del Borussia Dortmundt, con la futile speranza nel gozzo degli ultimi minuti.
Il Bayern e il Borussia sono realmente le due squadre più forti in circolazione: organizzazione tattica e preparazione fisica assoluta. Intelligenza calcistica abbinata all'arte: già, perché non c'è da aspettarsi il rigore tedesco, lo schematismo germanico, e basta. Bayern e Borussia giocano il calcio-spettacolo. Non godono di grandi potenziali personali: chi sono Lewandowski e Gomez, davanti a Ronaldo e Messi? Ma l'organico funziona alla grande, tanto da far brillare stelle e stelline che altrove hanno trovato meno fortuna (Robben, per dire).
Pochi passaggi, leziosismi e giocate solo quando serve, non significa dimenticare la bellezza del gioco. Non serve il tiqui-taca. Vedere giocare le due tedesche è emozionante. Quell'emozione per una partita giocata in modo perfetto, sia sul piano della concretezza, così come su quello dello spettacolo. In Italia ci siamo dimenticati di certa roba.
La finale è la rivincita della meritocrazia.
Solo una cosa mi spaventa, e gira intorno a quella spiccata propensione tedesca (e la storia può confermarmi) a voler dominare il mondo. Perché adesso, temo, che dopo la Merkel, toccherà a Beckenbauer dirci quel che tocca fare - per campare.
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