(Pubblicato su Formiche)
Domenica la fregata italiana “Euro” avrebbe intercettato la petroliera “Anwaar Libya” che trasportava petrolio proveniente dalla Libia, nelle acque a nordovest di Tripoli. Dall’imbarcazione italiana sarebbe decollato un elicottero arrivato fin sopra al ponte della petroliera, da lì si sarebbe calato un gruppo di soldati che, secondo quanto raccontato da un ingegnere a bordo del cargo al sito arabo con sede a Londra Al Wasat, avrebbero ispezionato la nave per almeno due ore ed interrogato i marinai.
Secondo l’ingegnere l’Italia starebbe compiendo questo genere di operazioni per ottenere informazioni sul traffico di petrolio di contrabbando che esce dalla Libia. L’episodio sarebbe avvenuto nei pressi del Bouri Field, campo pozzi offshore che si trova a 120 chilometri dalla costa libica. Il giacimento è sfruttato dall’italiana Eni sin dal 1974: dal 2004 è stata creata la joint venture Western Libyan Gas Project, partecipata al cinquanta per cento dall’azienda italiana e dalla Noc (la compagnia petrolifera nazionale libica), per gestirlo.
A giudicare dal modus operandi descritto, prendendo per vera la notizia nell’attesa di maggiori dettagli, e sulla base di ciò che si intravede dalle immagini, l’azione sembra essere stata condotta da operatori degli incursori della Marina, i Comsubin. Della presenza di queste forze speciali all’interno di navi che si trovano intorno alle acque libiche, se n’era parlato già mesi fa: quella rivelata domenica potrebbe esserne una conferma. Corpi scelti mandati dal governo di Roma si trovano in Libia sia per difendere le ditte italiane che fanno affari in Libia (questione di interesse nazionale), sia per raccogliere informazioni nell’ottica di coordinare un’azione militare contro lo Stato islamico.
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